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Commenti al testo di Giuseppina Rando
Ofelia

Sei nella sezione Commenti
 

 Giuseppina Rando - 12/11/2015 12:18:00 [ leggi altri commenti di Giuseppina Rando » ]

Ringrazio Annalisa,Nando e Sara della lettura e del commento. I versi sono stati ispirati dal dipinto" La morte di Ofelia " del pittore preraffaellita John Everett Millais, ove si possono cogliere simboli e metafore che richiamano tanto l’infelice vita del personaggio sahakespeariano quanto il disagio esistenziale che si sperimenta oggi.

 Sara Cristofori - 12/11/2015 08:20:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

la figura di Ofelia possiede da sempre quel fascino misterioso che tu hai saputo rendere bene in questi bei versi :)

 Ferdinando Battaglia - 12/11/2015 08:14:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Credo che il personaggio di Ofelia, sia solo l’ispirazione attraverso la quale lo sguardo poetico dell’Autrice, contempli in sé ciò che invero abita e vive come intima aspirazione l’animo umano: la pienezza relazionale del "noi", che può essere il classico io-tu di due innamorati oppure l’esperienza di altre forme relazionali in cui si manifesta l’Amore. Allora, così, risuona nei versi la tragedia di Ofelia e s’nnalza in battito d’ali la chiusa, levandosi alle altezze vertiginose dell’assenza:"  luce vagante/solitudine di  stella/che l’alba non cancella.".
Ed è di squisita e delicata finezza ed intelligenza la scelta lessicale della poetessa, ché la stella brilla quando il cielo è buio, metafora delle notti del cuore e lo illumina la stella dalle profondità di altezze incommensurabili, distanze spazio-temporali quasi a significare il Mistero e la sua irraggiungibilità, analogia efficace, riversa nella scrittura di questi versi, del desiderio, con quel vagare (sembra un fallimento ma è la sua carta vincente: il desiderio inappagato è tormento e delizia dell’animo umano, misura d’infinito nelle clausure del cuore) e, arrivando al piccolo gioiello finale, la lotta tra il desiderio (la stella e il suo vagare nella solitudine - l’io che anela l’altro, il "tu" come fondamento per un "noi" sempre nuovo, irripetibile nella sua sostanza, quando anche non nella forma) e la luce dell’alba, simbolo qui della ragione, della razionalità che vorrebbe cancellare (un’alba che qui subisce la sua sconfitta, poiché la ragione definisce e chiude pur liberando, il desiderio apre all’atemporalita dell’indefinito pur legando, ma è con i nodi di questa legatura che si ascendono le vette dell’anima).
Sembra una lotta di paradossi e quell’alba che non riesce a cancellare l’inquietudine notturna del desiderio, può voler dire il tormento di chi cerca la pace del giorno ovvero la "santa" ostinazione di un richiamo.
Ciao, Giuseppina, e scusami tutti i possibili e probabili errori, sia a causa della mia ignoranza, sia perché scrivere con il piccolo cellulare non mi è agevole al controllo e alla revisione del testo appena redatto; ma aspettare un momento migliore, significherebbe il rischio di non trovarlo mai.

 Annalisa Scialpi - 11/11/2015 10:31:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]

Meravigliosa poesia, allusiva e magicamente ’fluida’.